Contributo alla definizione della carta costituzionale europea
All'inizio del terzo millennio, l'Europa sta ridefinendo il proprio volto e progettando il suo futuro.
In conseguenza degli eventi straordinari accaduti alla fine del secolo scorso - quando è crollata la divisione in due grandi blocchi poggianti su contrapposti principi socio-economici ed ideologici - numerose nazioni, fortemente radicate nella tradizione europea, hanno potuto liberamente aderire al processo di unificazione del Continente.
Tale processo è certamente motivo di grande speranza e apre prospettive finora impensate; a partire da quel respiro "a due polmoni" che - secondo la felice espressione di Giovanni Paolo II - può restituire all'Europa una convivenza pacificata nel rispetto della sua identità complessa e diversificata.
Ma accanto all'auspicio di raggiungere un traguardo di rilievo epocale, nei popoli europei si fa strada anche una certa inquietudine.
Possono bastare gli impulsi economici e commerciali a cementare la nuova unità europea? Su quale base ideale fondare un disegno così arduo?
Come coniugare le ragioni dell'unione con i persistenti particolarismi nazionalistici? Come relazionarsi ai popoli che - sempre più numerosi - si accalcano ai confini europei alla ricerca di una solidarietà troppo spesso negata?
L'Europa e le sue radici
L'identità europea si è lentamente costruita a partire da eredità culturali precedenti, tra cui spiccano certamente quella greca e quella latina.
Non vanno poi dimenticati i rilevanti apporti dei popoli celtici, germanici e slavi, nonché il fecondo dialogo intrattenuto per secoli con la tradizione ebraica e col mondo islamico.
Detto questo, il rispetto della verità storica non può far tacere il particolare influsso esercitato dalla fede cristiana per la definizione del profilo culturale e spirituale dei popoli d'Europa.
Contribution à la définition de la charte constitutionnelle européenne
Au début du troisième millénaire, l'Europe est en train de redéfinir son propre visage et de mettre en projet son futur.
En conséquence des événements extraordinaires qui sont arrivés à la fin du siècle dernier, quand s'est écroulée la division en deux grands blocs appuyés sur des principes opposés socio-économiques et idéologiques, de nombreuses nations fortement enracinées dans la tradition européenne ont pu librement adhérer au processus d'unification du Continent.
Un tel processus est certainement motif de grande espérance et ouvre des perspectives jusqu'alors imprévues, à partir de cette respiration "à deux poumons" qui, selon l'heureuse expression de Jean Paul Il, peut restituer à l'Europe une vie en commun pacifiée dans le respect de son identité complexe.
Cependant, en même temps que l'espoir d'arriver à un but d'importance historique, une certaine inquiétude fait aussi son chemin chez les peuples européens.
Est-ce que peuvent suffire à cimenter la nouvelle unité européenne les impulsions économiques et commerciales? Sur quelle base idéale fonder un dessein aussi difficile ?
Comment allier les raisons de l'union avec les particularismes nationalistes qui persistent ? Comment se positionner par rapport aux peuples qui, toujours plus nombreux, se pressent aux frontières européennes à la recherche d'une solidarité trop souvent refusée ?
L'Europe et ses racines
L'identité européenne s'est lentement construite à partir d'héritages culturels précédents, parmi lesquels ressortent certainement les patrimoines grec et latin. On ne peut nier ensuite les considérables apports des peuples celtes, germains et slaves, non plus que les dialogues féconds entretenus durant des siècles avec la tradition hébraïque et avec le monde islamique.
Le respect de la vérité historique ne peut nous faire passer sous silence l'influence particulière exercée par la foi chrétienne pour la définition du profil culturel et spirituel des peuples d'Europe.
Si può affermare, senza timore di smentita, che la religione cristiana ha impresso nella coscienza collettiva europea alcuni valori, fondamentali anche per l'intera umanità.
Nell'opera evangelizzatrice dell'Europa – che innegabilmente è stata anche opera di civilizzazione – S. Benedetto ed il monachesimo hanno giocato un ruolo di primo piano.
La sua figura lega l'antichità classica con il medioevo e per questo è stato definito "l'ultimo romano ed il primo europeo".
Proprio questa straordinaria capacità di sintesi tra fede religiosa e ragione, tra lavoro e contemplazione, tra esigenze della soggettività e vita comunitaria, tra libertà e autorità, ha saputo dar vita ad un sapiente umanesimo capace di costituire per secoli il collante degli uomini e dei popoli d'Europa.
Questa esperienza, così significativa e completa, è germinata proprio qui a Subiaco, nel silenzio e nel nascondimento, ma in forza della sua verità umana si è come imposta a tutto il Continente.
Noi pensiamo che questa tradizione umanistica non abbia esaurito la sua fecondità e possa dire molto anche all'Europa del terzo millennio che si va costruendo.
Non si tratta di generico rispetto per la storia, ma di edificare il nuovo senza recidere le radici vitali della nostra civiltà.
La questione antropologica
La recente storia europea ha ampiamente dimostrato come ogni concezione riduttiva della persona umana sia all'origine di immani catastrofi.
Il fallimento tragico delle grandi ideologie del XX secolo è stato indubbiamente causato da un "deficit antropologico" sfociato in sistemi economici e politici oppressivi e totalitari.
L'illusione di liberare l'uomo liberandolo dal bisogno di Dio e da qualsiasi riferimento trascendente, ha generato una disumanizzazione capace di violenze inaudite. Le stesse che si possono infliggere ogni volta che la religione viene distorta e strumentalizzata a fini di potere.
Oggi, dopo le utopiche illusioni definitivamente tramontate, sembra dominare una mentalità che privilegia, in modo pressoché esclusivo, la soddisfazione dei propri desideri immediati e una falsa assolutizzazione della libertà del singolo, edonisticamente concepita.
Del resto, non mancano certo i sintomi preoccupanti di questa riduzione antropologica. Che dire – ad esempio - dell'impressionante decremento demografico che affligge il (più che mai) Vecchio Continente?
On peut affirmer, sans crainte d'être démenti, que la religion chrétienne a imprimé dans la conscience collective européenne certaines valeurs, fondamentales également pour l'humanité entière.
Dans l'oeuvre évangélisatrice de l'Europe — qui, de façon incontestable, a été aussi une oeuvre de civilisation — saint Benoît et le monachisme ont joué un rôle de premier plan. La figure du Saint relie l'antiquité classique avec le Moyen Âge, et pour cela il a été qualifié de "dernier romain et premier européen".
Vraiment, cette extraordinaire capacité de synthèse entre foi religieuse et raison, entre travail et contemplation, entre exigences de la subjectivité et vie communautaire, entre liberté et autorité, a su donner vie à un sage humanisme capable de constituer pour des siècles le lien entre les hommes et les peuples d'Europe.
Cette expérience, tellement significative et complète, a germé exactement ici à Subiaco, dans le silence et dans la vie cachée, mais par la force de sa vérité humaine elle s'est comme imposée à tout le Continent.
Nous pensons que cette tradition humaniste n'a pas épuisé sa fécondité et peut dire encore beaucoup à l'Europe du troisième millénaire qui est en train de se construire.
Il ne s'agit pas de vague respect pour l'histoire, mais d'édifier le nouveau millénaire sans couper les racines vitales de notre civilisation.
La question anthropologique
La récente histoire européenne a amplement démontré comment toute conception réductrice de la personne humaine est à l'origine d'épouvantables catastrophes.
L'écroulement tragique des grandes idéologies du XXe siècle a été indubitablement causé par un "déficit anthropologique" aboutissant à des systèmes économiques et politiques oppressifs et totalitaires.
L'illusion de libérer l'homme en le libérant du besoin de Dieu et de toute référence transcendante, a engendré une déshumanisation capable de violences inouïes. Les mêmes qui se peuvent infliger toutes les fois que la religion est détournée et instrumentalisée à des fins politiques.
Aujourd'hui, après l'abandon définitif des illusions utopiques, semble dominer une mentalité qui privilégie, de façon presque exclusive, la satisfaction des désirs propres immédiats et une fausse "absolutisation" de la liberté de chacun, conçue de façon hédoniste. Du reste, ne manquent pas, certainement, les symptômes préoccupants de cette réduction anthropologique. Que dire, par exemple, de l'impressionnante chute démographique qui afflige le (plus que jamais) Vieux Continent ?
Come spiegare altrimenti i numerosi segnali di decadenza morale che rischiano di dilapidare un patrimonio etico di prim'ordine?
E' possibile rassegnarsi all'idea che alcuni interessi reali, ma secondari, prevalgano sui diritti fondamentali di altri, come avviene nei Paesi che hanno legalizzato l'aborto e l'eutanasia?
Nelle odierne società pluralistiche, in cui coesistono orientamenti religiosi, culturali e filosofici diversi, diventa sempre più difficile garantire una base comune di valori etici.
D'altra parte, è convinzione acquisita che senza un minimo di valori morali riconosciuti e condivisi non sia possibile alcuna convivenza fondata sulla giustizia.
Noi pensiamo che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, emanata nel 1948 dopo la terribile prova del secondo conflitto mondiale, debba costituire il punto di riferimento antropologico indispensabile per tutelare i diritti di tutti gli europei, a partire da quelli più deboli e spesso indifesi, come gli anziani, i malati terminali, i bambini, compresi quelli concepiti e quelli al semplice stadio embrionale.
Senza un recupero dell'umanesimo personalistico, che considera ogni essere umano portatore naturale di diritti, ogni progetto di rilancio dell'Europa risulterà illusorio e velleitario.
Ma la carenza antropologica contemporanea non tocca solo la persona individualmente considerata, bensì anche le aggregazioni attraverso cui ogni uomo struttura la propria esistenza, a cominciare dalla famiglia.
La recente evoluzione della società europea ha reso più difficile l'equilibrio e la stabilità della comunità familiare.
In non pochi casi si giunge addirittura ad equiparare alla famiglia naturale altri tipi di convivenza umana che, se pur legittimi sul piano del diritto di autodeterminazione individuale, mancano dei requisiti antropologici elementari per essere considerati alla stregua della famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale.
Questa tendenza a destabilizzare e a disgregare la famiglia è pericolosa e rischia di intaccare profondamente il tessuto umano della società europea.
E necessario che tutte le istituzioni, a qualsiasi livello, restituiscano alla comunità domestica fondata sul matrimonio, quel valore perenne di elemento primario della vita sociale che le compete.
Comment expliquer autrement les nombreux signes de décadence morale qui risquent de dilapider un patrimoine éthique de premier ordre ?
Est-il possible de se résigner à l'idée que quelques intérêts réels, mais secondaires, prévalent sur les droits fondamentaux, comme il advient dans les pays qui ont légalisé l'avortement et l'euthanasie ?
Dans les sociétés pluralistes d'aujourd'hui, dans lesquelles coexistent des orientations religieuses, culturelles et philosophiques diverses, il devient toujours plus difficile de garantir une base commune de valeurs éthiques.
D'autre part, c'est une conviction acquise que sans un minimum de valeurs morales reconnues et partagées, n'est possible aucune vie commune fondée sur la justice.
Nous pensons que la Déclaration universelle des droits de l'homme, promulguée en 1948 après la terrible épreuve du second conflit mondial, doit constituer le point de référence anthropologique indispensable pour protéger les droits de tous les Européens, à commencer par les plus faibles et souvent sans défense, tels que les personnes âgées, les malades en phase terminale, les enfants, et cela dès la conception et durant tout le stade embryonnaire.
Sans un retour à l'humanisme basé sur la personne, qui considère tout être humain comme porteur naturel de droits, tout projet de redépart de l'Europe demeurera illusoire et velléitaire.
La carence anthropologique contemporaine ne touche pas seulement la personne considérée individuellement, mais aussi les communautés à travers lesquelles tout homme structure sa propre existence, à commencer par la famille.
La récente évolution de la société européenne a rendu plus difficile l'équilibre et la stabilité de la communauté familiale. Dans de nombreux cas, on en vient carrément à assimiler à la famille naturelle d'autres types de vie humaine en commun qui, quand bien même ils seraient entérinés par une loi sur le plan des droits à l'autodétermination individuelle, manquent des qualités anthropologiques élémentaires requises pour être considérées de la même manière que la famille fondée sur le mariage hétérosexuel.
Cette tendance à déstabiliser et à désagréger la famille est dangereuse et risque d'attaquer profondément le tissu humain de la société européenne. Il est nécessaire que toutes les institutions, à quelque niveau que ce soit, restituent à la communauté domestique fondée sur le mariage, cette valeur éternelle d'élément capital de la vie sociale qui lui revient.
© Traduction Abbaye Notre-Dame de Randol.